Cosa sono e come investirci
Con il termine di mercati emergenti vengono indicati tutti quei paesi dall’economie non ancora del tutto sviluppate e che hanno un grande potenziale di crescita.
Essi presentano una grande dinamicità economica, sociale e demografica e le potenziali spinte di sviluppo ed espansione ne fanno i paesi candidati a guidare la crescita del PIL mondiale negli anni a venire.
Quali sono i mercati emergenti?
Un mercato emergente si distingue per 4 fattori:
- Trasformazione dei processi agricoli e forte impulso all’industrializzazione
- Diminuzione della povertà e crescita della classe media
- Sviluppo economico basato sulle esportazioni
- Aumento degli investimenti provenienti dall’estero
Secondo queste caratteristiche, durante gli anni ’80, l’economista britannico Jim O’Neill individuò quei paesi che incarnavano perfettamente il concetto di economia emergente: Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica formavano il cosiddetto BRICS, il gruppo di paesi più importanti dei mercati ad alto potenziale.
Nel corso degli anni, il Fondo Monetario Internazionale ha aggiunto alla lista dei BRICS altri paesi, fino a delineare una serie di nazioni che possono salire alla ribalta e guidare la crescita futura del benessere mondiale; tra di essi ci sono Cile, Colombia, Repubblica Ceca, Egitto, Indonesia, Kuwait, Malesia, Messico, Perù, Filippine, Polonia, Qatar, Arabia Saudita, Corea del Sud, Taiwan, Thailandia, Turchia, Ungheria, Emirati Arabi Uniti.
Investire negli emergenti: non solo potenziali guadagni
Visto il loro alto potenziale di sviluppo, i mercati emergenti stanno diventando sempre più importanti nelle strategie di molti investitori.
Essi presentano delle prospettive interessanti e possono offrire una fonte di diversificazione rispetto agli investimenti dirottati verso economie più sviluppate.
Come sempre però, occorre fare attenzione: ad ogni guadagno potenziale è collegato un rischio.
Rispetto alle grandi economie dei paesi già industrializzati, i mercati emergenti presentano un livello di rischio più elevato.
Per esempio, la dinamicità di questi mercati comporta, per i rispettivi governi, dei problemi di gestione delle trasformazioni strutturali, della liquidità proveniente dagli investimenti e dei rapporti con le altre valute internazionali.
A ciò si aggiungono altri questioni, di natura diversa da quella economica e finanziaria; in molti paesi citati in precedenza manca una trasparenza democratica dei processi di decisione politica, per non parlare poi dei temi di giustizia sociale, ripartizione equa della ricchezza e di rispetto dei diritti dei cittadini.
I mercati emergenti sicuramente presentano degli interessanti potenziali guadagni; a essi, però, si associano dei rischi che devono essere gestiti nel miglior modo possibile durante un percorso di pianificazione finanziaria.
Diversificare grazie all’utilizzo di fondi specializzati negli emerging markets può essere una soluzione vincente, soprattutto se ci poniamo degli obbiettivi finanziari di lungo periodo.
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Un saluto,
Emanuele