Isaac Newton: storia di un pessimo investitore

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Isaac Newton: storia di un pessimo investitore

L’esempio di come il successo finanziario non dipenda dall’intelligenza

“Posso calcolare i moti dei corpi celesti, ma non la follia della gente”.
Sembrano queste le parole dette da Isaac Newton quando ha visto sfumare il proprio denaro nella bolla della South Sea Company.

Questo episodio del famoso scienziato è l’esempio perfetto di come, per investire con successo, non occorra un’intelligenza straordinaria, bensì obbiettivi reali, disciplina e pazienza.

Siamo nella prima metà del ‘700.
Re Giorgio I d’Inghilterra decise di creare una nuova compagnia commerciale, la South Sea Company, mettendo a disposizione di ogni inglese azioni illimitate della società.
Lo scopo era quello di trovare uno sbocco alle ingenti ricchezze accumulate dalla nuova classe borghese e riuscire a ripianare le casse languenti della casa reale.

Spinti dai potenziali guadagni che la South Sea poteva ricavare dal monopolio commerciale con le colonie del Sud America, nel 1711 i sudditi inglesi corsero in massa ad acquistare le quote della società.
Tra di essi ci fu anche Newton, deciso a non farsi sfuggire questa opportunità.

Nel corso degli anni, ogni tranche di azioni della compagnia venne emessa a prezzi crescenti, diffondendo nel pubblico l’idea di poter ottenere grandi somme in tempi brevi e alimentando un desiderio irrefrenabile di facili guadagni.

In poco tempo, un’azione della Company arriva a valere 500 sterline.
Newton decise di vendere la propria partecipazione, ottenendo così un bel gruzzolo dal proprio importo iniziale.
Però, dopo la vendita, il prezzo delle azioni della South Sea continua a crescere inesorabile.

Aver ceduto le azioni appare un errore madornale e sull’onda della paura di perdere guadagni ben più grandi, il fisico inglese decise di rientrare sul mercato, acquistando nuove azioni della compagnia, questa volta a 800 sterline l’una.
Ben presto però, questa scelta si rivelerà sciagurata.

Difatti, il volume di affari che la South Sea Company sviluppò con le rotte atlantiche si rilevò ben al di sotto delle aspettative e la società, con gli esigui guadagni ottenuti, non riuscì più a ripagare gli interessi promessi.

Le mancate entrate diventano sempre più pesanti fino a che, nel 1720, avvenne il crollo definitivo dei titoli della Company: la bolla esplose, investendo tutti gli investitori.
Vennero bruciati immense somme di denaro e furono molti i privati e gli enti istituzionali che videro volatilizzarsi per sempre i propri soldi.
Tra di essi ci fu proprio uno degli uomini più brillanti della storia: Isaac Newton.

Questa storia ci dà un insegnamento basilare per il proprio benessere finanziario.
Non occorre un intelligenza fuori dal normale per ottenere il meglio dagli investimenti; al contrario, tutto ciò che serve è capire che reale obbiettivo si vuole raggiungere investendo, una disciplinata strategia che permetta di gestire al meglio le nostre pulsioni e la pazienza di valorizzare il denaro nel tempo.
Alla prossima!

Emanuele